lunedì 22 aprile 2013

Max Bunker


Intervista a Max Bunker (Alan Ford)
di  William Molducci






Pubblichiamo l'intervista a Max Bunker, realizzata verso la fine del 1997, in occasione dei festeggiamenti del trentennale della pubblicazione di Alan Ford. Nel 2013 Alan Ford ha compiuto la bellezza di 45 anni editoriali, dimostrando ancora una volta la sua longevità e il seguito che continua ad avere presso i lettori italiani e di altri paesi vicini (in primis Croazia e Slovenia).

In questi 15 anni è cambiato il mondo e naturalmente si è evoluto anche Alan (nuovo editore: 1000voltemeglio, nuovi personaggi, nuove trame), chiederemo quindi a Max Bunker (al secolo Luciano Secchi), di concederci una nuova intervista, per farci raccontare questi ultimi anni e le prospettive per il futuro.

Alan Ford sta per festeggiare il trentennale, si tratta di uno dei più originali fumetti italiani di tutti i tempi, creato dalla fertile mente di Max Bunker (Luciano Secchi) e disegnato nel tempo da maestri quali Magnus e Paolo Piffarerio. Negli ultimi anni si sono avvicendati altri validissimi disegnatori quali Dario Perucca e Warco, coadiuvati nel passaggio a china da Oskar, Omar Pistolato e Matteo Paganini. Kronos - Fumetti di Fine Millennio festeggia l'evento con un'intervista in esclusiva al Grande Max (Alan Ford, Kriminal, Satanik, Maschera Nera, El Gringo, Daniel, Maxmagnus, Cliff, Angel Dark, Kerry Kross, Gesebel, Dennis Cobb, ecc.), che gentilmente si è prestato a rispondere ad alcune domande.

Il nostro augurio è quello che la pubblicazione di Alan Ford continui per altri 100 anni (e anche di più, mai mettere limiti alla provvidenza…) l'invito è rivolto invece ai navigatori del Web e consiste nel correre in edicola ad acquistarlo.


Nel 1998 si festeggerà il trentennale di Alan Ford, quali sono le iniziative, che intraprenderete, e cosa puoi anticiparci?

E' presto per dirlo. Qualcosa faremo, magari in pizzeria.

La MBP è entrata recentemente su Internet con un sito Web di ottimo livello, un'iniziativa che consente di conoscere con buon anticipo sia i titoli in uscita che la grafica delle copertine delle varie pubblicazioni. Lo scopo è quello di far conoscere ai giovani le vostre produzioni? E in questo caso pensate di sviluppare più attivamente il sito, entrando quindi nella logica del cyberspazio, con pagine riservate ai link e con iniziative in esclusiva per la rete?

Lo scopo è quello di farsi conoscere da un popolo che non frequenta molto l’edicola. Poi qualcosa nascerà cammin facendo.

AF per molto tempo è stato pubblicato anche in Jugoslavia (ne possiedo alcune copie), inoltre, fino a qualche tempo fa esisteva su Internet un sito NON-Ufficiale, molto frequentato da navigatori anglo-sassoni, incuriositi dai caratteri dei protagonisti, esiste una distribuzione estera (librerie specializzate) dell'edizione italiana?

Ma interessa davvero a qualcuno? Non lo so!

AF verso la metà degli anni '80 ha avuto disegnatori non all'altezza dei bei tempi che furono e di quelli attuali, quella situazione quanto ha limitato il tuo lavoro di sceneggiatore?

Non tutte le stagioni sono uguali, ci sono quelle ricche di messi e quelle più modeste. No, io lavoro sempre con lo stesso impegno indipendentemente da chi disegnerà la mia sceneggiatura..

Ritornando alla domanda precedente, possiamo affermare che, lavorando con disegnatori del calibro di Magnus, Piffarerio e Perucca, hai più spazio creativo anche nella realizzazione di una sceneggiatura, in quanto hai la certezza che un un'inquadratura o una particolare espressione, verrà resa esattamente come l'hai descritta?

La mia creatività non è affatto condizionata da alcun altro che non sia me-medesimo-me-stesso.

E' risaputo che la saga della morte del Numero 1 rilanciò le quotazione di AF, in un momento in cui la dignità grafica era quantomeno discutibile, l'idea di questo sviluppo narrativo ti venne proprio per ovviare, in parte, a tale limite?

Siete cattivi con quei poveri giovani alle prime armi, che davano tutto quello che potevano. Forse era poco, ma era il massimo che si poteva fare in quel preciso momento storico. La risposta è comunque negativa.

Ti avvali della macchina da scrivere per realizzare le sceneggiature, oppure ti sei convertito al computer ?

Dipende dove mi trovo. Uso entrambi anche se la mia preferenza va alla macchina da scrivere. Sono un romantico.

Negli anni sessanta hai raccontato che ti capitava spesso di mangiare una pizza con Magnus, oggi come vivi il rapporto con i tuoi disegnatori (Perucca e Warco), hai mantenuto questo tipo di contatto anche con i collaboratori attuali?

C'era una questione generazionale io e Magnus avevamo la stessa età, Perrucca e Warco sono molto più giovani di me, sono entrambi sulla trentina, facciamo delle intense bevute di caffè e parliamo molto.

Da più di 10 anni Dario Perucca disegna Alan Ford, tutti noi sappiamo come è nata la vostra collaborazione, ma quello che si ignora è il modo in cui questa è continuata. Oltre a essere l'autore del fumetto ne sei anche l'editore, quindi immagino che non si tratti di un rapporto formale basato su invio di sceneggiature e qualche indicazione di massima sui caratteri dei nuovi personaggi. Potresti descriverci il vostro metodo di lavoro?

Spiego sempre a voce i particolari importanti, che devono essere evidenziati, anche se scritti dettagliatamente nella sceneggiatura e poi parliamo, parliamo, parliamo... Di che cosa? Di tutto dallo sport allo spettacolo alla politica, ai fatti di tutti i giorni, al valore della spiritualità e di tante altre amene cose.

Le storie ambientate in un'isola si ripetono spesso negli special estivi e in numeri quali il 7 (Una gita a S. Guerreta) e il 341 (Votate Tromb... e sarete trombati), in ognuno di questi episodi si è creato un clima particolare, che ha reso molto godibili le storie e anche le sceneggiature sono sembrate più brillanti e ispirate. Sei d'accordo con la mia valutazione o ritieni che il discorso possa ampliarsi a ogni situazione ambientata al di fuori dei soliti luoghi in cui agiscono i personaggi?

Non mi sono mai posto in questa ottica. Ogni storia ha una vita propria. Certo lo spazio intorno puo' determinare diverse esigenze, quelle di routine sono forse le più difficili, visto che ne ho fatte parecchie, 350 e passa. Volete sapere il titolo del numero 350, che uscirà in agosto 1998? No? Pazienza.

Per quale motivo Paolo Piffarerio non disegna più gli Special? Eppure avevi parlato di un suo ritorno di fiamma per il personaggio e recentemente ha rappresentato AF anche nella trasmissione televisiva "Anima mia".

A Piffarerio sono molto affezionato. Con lui ho avuto il mio primo successo "Maschera Nera", ci siamo frequentati molto anche fuori dal lavoro. Entrambi interisti siamo andati per anni allo stadio anche in trasferta a seguire la squadra. Erano i tempi della grande Inter di Herrera-Moratti, l'ho mandato al mio posto ad "Anima mia"  anche perche io disegno maluccio. Paolo è di una modestia indicibile, si meritava anche lui un primo piano, recentemente Piffarerio ha avuto una targa di riconoscimento a Lucca e mi ha telefonato contentissimo al suo ritorno. Per il suo premio? Anche. ma sapete la sua reale gioia è stata nel riferirmi che facendo il mio nome, c'è stato un interminabile scroscio di applausi, forse il buon Paolo si è lasciato travolgere dall'affetto e magari quell'interminabile è eccessivo, comunque serve a fare capire quale amico sincero lui sia. Ce ne sono pochi in giro. Paolo ora lavora con ritmo blando e ha degli impegni, forsè più avanti, quando vorrà, potrà disegnare altri special, per lui ci sarà sempre posto.

Marco Nizzoli si è rivelato un vero talento, già dai tempi di AF, confermato anche dalle appendici realizzate per Kriminal e in Angel Dark, hai in mente qualche progetto con lui? Hai mai pensato di affidargli Kerry Kross (di cui stai praticamente annunciando una sua riproposta)?

Che Marco Nizzoli sia un artista di talento, non c'è alcun dubbio, ma ciò non significa che possa disegnare tutto. Lui come tutti ha delle sensibilità particolari e non ho affatto pensato di affidargli Kerry Kross, che è in corso di lavorazione.

Oltre a creare fumetti e scrivere libri (Riccardo Finzi) alcuni anni fa hai diretto il film "Delitti, amore e gelosia" con Fiorenza Marchegiani, Saverio Marconi e Cochi Ponzoni, questo film non è stato praticamente distribuito nelle sale e non si riesce neppure a vederlo in TV. Hai mai pensato di riproporlo in videocassetta?

E' stato fatto in cassetta. Quel film è stato davvero sfortunato. E' uscito nel periodo peggiore della peggior crisi del cinema italiano. Cose che capitano.

AF è un fenomeno unico nel suo genere, nell'ambito del fumetto italiano, ma Max Bunker non è soltanto AF o per lo meno non lo è stato, quanto la situazione attuale del mercato limita la tua voglia di proporre nuovi personaggi, ovvero, quanti progetti hai nel tuo cassetto?

Ho una notizia strabiliante: non tengo progetti nel cassetto, ma tutti in testa. Il progetto prossimo venturo si chiama Kerry Kross (diventato poi un fumetto di successo n.d.r.), un altro progetto a medio termine è Hawaii.

Negli ultimi anni la satira politica è di casa su AF, situazioni grottesche coinvolgono i personaggi più potenti del nostro paese, questo ti ha causato qualche problema ?

Che sarebbe la vita senza problemi? Un apostrofo rosa tra due parole “che noia”.

Max Bunker parla di questa intervista su Alan Ford N. 344 (febbraio 1998)

(La posta di Max) Carissimi Alanfordissimi, stavolta mi rivolgo principalmente al popolo di Internet, quello che naviga, per segnalare un'interessante novità (insomma c'è già da qualche mese) ovvero la nascita del giornale elettronico "Kronos - fumetti di fine millennio", ideata da William Molducci che merita la nostra attenzione anche perchè c'è un'intervista abbastanza fuori dal consueto al voster Max Bunker, poi rubriche di fumetti, etc... Insomma da vedere. Come si fa a vedere? Io ci arrivo con http://digilander.libero.it/kronosmag, prego chi compone di leggere, rileggere e rileggere perchè anche un punto al posto della virgola o viceversa nel computer è determinante. Questa è una comunicazione di servizio. Comunque appena aggiorneremo il sito Internet metteremo anche un bel link, così vi collegherete direttamente dalle nostre superbe pagine. Superbe qui sta perchè stupende o perchè piene di superbia, ergo vanagloria? Ai posteri la posterità.

Sito ufficiale Max Bunker

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Claudio Tabasso



Il mestiere dell'illustratore digitale: Claudio Tabasso
di William Molducci


Claudio Tabasso è nato a Sanremo, il 19 Luglio 1962 e sin da piccolo ha sempre avuto passione e buona mano per il disegno. Dopo avere conseguito il diploma, nel 1985, ha iniziato la sua attività come libero professionista, ma condividendo sempre lo studio con amici e colleghi. In questi anni di attività ha prestato la sua mano, e, a suo dire qualche volta anche la “testa”, per realizzare illustrazioni, disegni, vignette o più recentemente progetti notevolmente più ampi, come lo possono essere i siti Web, sia in campo pubblicitario che in quello editoriale, lavorando quindi per committenti quali agenzie di pubblicità, studi di grafica o per editori, qualche volta anche direttamente per il cliente stesso. Nel corso di questi anni le vicende alterne e gli alti e bassi economici, che caratterizzano da sempre, come un marchio a fuoco, questo lavoro, che lui stesso definisce come “maledettamente piacevole”, lo hanno portato ad affiancare alla principale attività di illustratore, anche altre attività “confinanti” e “limitrofe”, come quelle di grafico, docente, ideatore e realizzatore di siti Internet. Per parafrasare una recente e bella pubblicità “non di solo disegno vive l’illustratore”. Sicuramente in questi anni di attività ha vissuto con entusiasmo il passaggio epocale dalla tecnica tradizionale al digitale, che ha trasformato il nostro modo di lavorare, e questo certamente non soltanto nell’ambito della grafica. Del passato tradizionale non rinnega nulla, ritiene che sia stato bello realizzare cose fatte con l’areografo, per mezzo delle mitiche ecoline, con le chine e i pennini, anche quando il cliente a lavoro ultimato chiedeva se si poteva cambiare il colore di fondo dell’illustrazione, e quindi si doveva rifare tutto da capo. Naturalmente restava il problema di dovere quasi litigare con l’Art director, per farsi pagare qualcosa in più, dato che il lavoro era certamente aumentato. Oggi da questo punto di vista, secondo Tabasso, le cose sono più semplici, ritiene però, con una punta di rammarico, che con la continua evoluzione dei nuovi programmi e delle nuove funzioni sia difficile stare dietro a tutto. Tabasso si ritiene contento di avere vissuto questo passaggio epocale e di continuarlo ora, poiché è convinto che la tecnologia non toglie assolutamente nulla all’arte o a ciò che definiamo artistico in tutti i mestieri e le figure professionali, che ruotano attorno a questi concetti e che si misurano quotidianamente con la comunicazione. I mezzi si evolvono, ma, al centro, resta sempre indiscutibilmente l’uomo con il suo cervello e la sua creatività. Ci si serve delle nuove tecnologie. L’esperienza come insegnante all’Istituto Rizzoli per le Arti grafiche, per esempio, gli ha dimostrato inconfutabilmente tante volte che, anche se si propone a 20 persone di cimentarsi sullo stesso lavoro con lo stesso breef e gli stessi applicativi, ognuno creerà qualcosa di diverso dal suo compagno, realizzando quindi qualcosa di unico.


L'intervista
 
Come hai iniziato a realizzare grafica con il computer?
 
Mi sono avvicinato al computer dopo alcuni anni di lavoro con le tecniche tradizionali. Prima lavoravo con pennelli, matite, chine, ecoline, eccetera, ma quando ho visto che il computer cominciava ad essere considerato utile dai colleghi grafici mi sono interessato di più alla cosa. Ho scoperto così che non solo per la grafica, ma anche per l’illustrazione i programmi iniziavano a muovere i primi passi, e così ho deciso di buttarmi nell’avventura digitale. Illustrator e Freehand erano alla versione 3, Photoshop alla 2.0, c’era Pagemaker, e dulcis in fundo c’era Oasis 1.0. Credo di essere stato uno dei pochi italiani ad avere acquistato questo software pittorico dalle caratteristiche promettenti che poi è stato sbaragliato da Painter. Ad ogni modo ricordo che era sbalorditivo vedere cosa potevi fare soprattutto poiché tutti eravamo abituati a considerare il computer come una macchina fredda e distante dall’arte più di ogni altra cosa al mondo. Invece io ho scommesso che quella sarebbe stata la strada da prendere e mi sono imbarcato nell’avventura. I primi lavori vettoriali ad esempio erano un problema sia per il cliente, che non riusciva a capire la scalettatura visiva al monitor, sia per le fotolito, dato che documenti da 300 KB erano considerati “pesanti” e impegnativi per le foto unità di uscita. Per le immagini bitmap e pittoriche il problema dell’aspetto visivo sul monitor era meno evidente, ma con una stampata non risolvevi molto dato che la definizione delle stesse non era lontanamente paragonabile a quelle realizzate con estrema facilità al giorno d’oggi. Il vantaggio di avere un computer consisteva nel poter fare un lavoro più completo, oltre all’illustrazione e al montaggio fotografico, si poteva facilmente fornire anche la grafica e l’impianto (le pellicole).

 
Secondo la tua esperienza cosa significa comunicare con la grafica? 
 
Direi che per prima cosa significa capire che cosa vuole il cliente e che cosa si aspetta da te. Il problema principale è appunto comunicare e per una buona comunicazione prima bisogna ricevere le informazioni corrette, possibilmente di prima mano, e non per interposta persona. Il secondo passo consiste nell’effettuare le logiche valutazioni del tipo, chi è il mio cliente, quali sono i suoi clienti, e quindi i fruitori ultimi di quanto vado ad elaborare. Comunicare con la grafica, con il testo e le immagini, siano esse illustrazioni o foto più o meno elaborate elettronicamente, significa fare arrivare uno o più messaggi ad un target di persone, che devono essere attirate dalla veste con cui si presenta il messaggio, ma che soprattutto devono capirlo facilmente. È sempre meglio essere concisi e diretti e per ottenere questo si devono realizzare testi contenuti e scorrevoli, oltre ad uno stile grafico che non sacrifichi la leggibilità a scapito dell’estro e della fantasia. A volte si vedono, soprattutto nei siti Internet, delle grafiche “spinte”, magari accattivanti, ma di difficile “lettura”, in questo caso ci troviamo di fronte al classico sito ad effetto, ma spesso di difficile navigabilità.

 Un grafico si sforza di creare un suo stile, che lo caratterizza, ritieni di averne uno tuo? 
 
Credo che sia l’ambizione di ogni grafico e soprattutto di un illustratore avere un proprio stile che lo identifica come una firma. Ritengo che sia più facile per un illustratore che per un grafico, personalmente mi sono sforzato di cercare un mio modo di fare illustrazioni, soprattutto nel momento in cui ero appena uscito dall’Istituto Europeo, ma poi ho capito che bisognava sperimentare e provare, così lavorando e strada facendo ora ho alcune “linee preferenziali”, che credo mi caratterizzino abbastanza come illustratore. Come grafico mi è capitato di fare spesso lavori molto esecutivi non avendo molti margini di espressione personale (le classiche cose in subappalto da agenzie o studi). In alcuni casi come la creazione di marchi e immagine coordinata o qualche sito Web, sono riuscito ad impormi e quindi a caratterizzare il mio stile.

 
Ci descrivi la tua tecnica realizzativa con il computer? 
 
Generalmente per qualsiasi illustrazione, disegno o vignetta, parto sempre dalla tradizionale matita su carta, butto giù l’idea o le idee, e di solito, dato che si risponde sempre ad una committenza, invio la scansione della matita o delle matite per parlarne poi al telefono col cliente e discutere guardando la stessa cosa a monitor. Una volta approvata l’idea ed effettuate le inevitabili modifiche, sempre a livello di matita su carta, faccio una scansione della stessa, che mi serve per proseguire. Se ho deciso di lavorare in maniera pittorica la scansione sarà a 300 DPI e in dimensioni leggermente maggiori di quelle in cui verrà stampata, ma sempre ovviamente in proporzione. A questo punto applico una colorazione blu scura sulla matita, con lo scopo di vedere il segno della matita stessa appena più scuro del fondo blu. Parto quindi con la colorazione, iniziando dalle campiture ampie dei fondi, (cieli, prati eccetera) per passare ai soggetti ed ai particolari, ma procedendo sempre a strati come si farebbe con una tecnica tradizionale. Come ho già accennato prediligo, fra gli strumenti che Painter offre, il gessetto, ma ho fatto anche illustrazioni usando un pennello che imita l’olio, in grado di fornire risultati notevoli. Di solito, lavorando con Painter, c’è il problema che si lavora in RGB, e anche se ho la possibilità di salvare in CMYK, preferisco fare poi la conversione da RGB a CMYK (da colori per monitor a colori per stampa di quadricromia) in Photoshop. Inoltre va considerato che l’immagine finale è sempre meglio “consegnarla” al cliente in un formato adatto alla stampa stessa e possibilmente salvarla con un programma di ampia diffusione come per l’appunto Photoshop. Di solito consegno file in formato TIFF o meglio EPS (con codifica JPEG), in modo da potere inviare via Internet, anche file di buona qualità, ma che occupano poco spazio. Naturalmente per ottenere questo risultato si deve procedere con una compressione moderata. Il procedimento è diverso se decido di lavorare con programmi vettoriali. In questo caso il tratto a matita, mi serve come traccia, diciamo come velina, quindi la lascio in scale di grigio e magari la salvo in JPEG. Importo la matita direttamente in Freehand o, meglio ancora, come template in Illustrator, a questo punto posso procedere a disegnare, con la tavoletta grafica, il tratto finale (non necessariamente di colore nero) usando i pennelli di Illustrator. Elaboro al momento un pennello personale con le caratteristiche di spessore ampiezza e inclinazione desiderata ed imposto i limiti di pressione con la tavoletta Wacom. Il tratto nelle illustrazioni di tipo vettoriale è una parte essenziale in quanto da carattere al lavoro finale e ne stabilisce l’impatto e la dinamicità. La colorazione rappresenta la seconda fase del lavoro. Preferisco avere le aree vettoriali di colore su uno o più livelli separati dal segno e sottostanti ad esso per mia comodità. A questo punto si lavora pazientemente, ma anche liberamente col mouse e si vanno a tracciare le aree a cui cerco di dare caratteristiche di riempimenti e sfumature a piacere, anche variabili, successivamente fino a quando il tutto non mi sembra completo e bello. I colori che uso sono spesso di quandricromia (se si va in stampa offset) ma possono essere anche colori RGB o scelti secondo palette cromatiche per Web se il lavoro viene fatto per un utilizzo prettamente a monitor. Uso gruppi di colori campione che ho preparato nell’arco del tempo e dei lavori fatti. Quando è il caso uso anche indifferentemente con Illustrator o Freehand, delle texture che di volta in volta “coloro” tramite un viraggio all’interno del programma stesso, naturalmente preferisco utilizzare le tonalità del colore della campitura. Questo accorgimento mi permette di dare più corposità all’illustrazione finale, e usando questa tecnica si possono ottenere quasi degli effetti “batik” molto suggestivi.


La situazione attuale del mercato ti consente di vivere esclusivamente di questo lavoro? 

Comincio col dire, più come una speranza che come una convinzione, che tutti noi speriamo che la situazione stagnante protrattasi per troppo tempo si sblocchi al più presto. Di fatto quando l’economia tira, il lavoro c’è e si può vivere anche di sole illustrazioni. In questi ultimi anni, purtroppo, il mercato si è ristretto sempre di più e francamente credo proprio che sia impossibile vivere di sole illustrazioni. Si è creata una situazione particolare in cui il grafico fa anche il Web designer, chi ha fatto fino al momento solo Web realizza anche lavori di grafica per la carta stampata, l’illustratore si allarga su tutti e due i fronti. Tanto per fare un esempio posso dire che il fotografo oltre a stampare le foto offre anche la grafica del catalogo, quindi il fatto stesso di avere tutti un computer e determinati programmi ha ridotto il mercato di almeno il 50%, mentre la restante metà è stata messa in crisi dalla precaria situazione economica di questi tempi. Personalmente cerco di continuare a fare quello che ho sempre fatto, ovvero l’illustratore, ma come molti “devo” fare anche altro, naturalmente è importante lavorare con entusiasmo, quindi ben venga l’insegnamento quando c’è, ben venga la realizzazione di siti Web, dato che oltretutto è divertente. Personalmente non rifiuto mai di eseguire lavori quali folder, depliant, eccetera. Semmai bisogna domandarsi se in questa situazione la qualità del lavoro regge o ne soffre. È probabile che, il fotografo che fa delle belle foto professionali per il catalogo, se si occupa anche della grafica dello stesso, offrendola al cliente come plus, magari sottocosto o addirittura nel prezzo, non ottenga un risultato ottimale. Un illustratore nel realizzare un sito Web magari realizzerà qualcosa di particolare, e, se ha del gusto, sarà forse graficamente gradevole, ma se non ha sufficienti conoscenze specifiche di linguaggi HTML, Javascript, PHP, eccetera, probabilmente farà un sito pesante, un po’ lento da fruire per chi non ha ADSL. La stessa cosa vale per un grafico, che, dovendo restare in certi budget ristrettissimi, non può commissionare illustrazioni ad un freelance o foto ad un fotografo professionista, farà probabilmente un bel depliant ma lo ucciderà con due clip art che messe assieme fanno una scarpa e una ciabatta, e magari con un fotocamera digitale risolverà il problema delle fotografie. È possibile lavorare professionalmente anche in questo modo, ma bisogna essere esperti a 360 gradi e fare dei prezzi impossibili (rammentiamo che l'intervista è stata realizzata nel 2004 e che l'attuale situazione del mercato è ancora più problematica n.d.r.).


Qual è la cosa che ritieni più complessa da realizzare oggi per un Web designer e un grafico? 
 
Credo che sia difficile aggiornarsi e stare dietro a tutte le novità, ai nuovi software, e agli aggiornamenti di quelli “vecchi”. Oggi, inoltre, è richiesta sempre più una figura poliedrica che sappia affrontare le problematiche della stampa offsett o digitale, conoscere il Web e i suoi linguaggi: HTML, PHP, JAVA o altro, e magari avere buone cognizioni di fotografia e saper usare ottimamente Photoshop, per l’elaborazione di immagini.
 
Qual è la tua aspirazione lavorativa? 
 
Continuare a fare questo lavoro, che mi piace, ma che è sempre in evoluzione, riuscire a stare al passo coi tempi, e direi che la “direzione” è più verso il Web e l’interattività CD/DVD, che verso la grafica tradizionale. Sono convinto che la carta stampata continuerà ad esistere. Certo l’editoria si deve evolvere ancora più di quello che ha fatto. Credo che se per quelli della mia età (ho 45 anni) era fantastico avere un bel libro illustrato sui dinosauri, o su avventure spaziali, e soltanto con quello potevamo fantasticare molti di più di quanto possono farlo i bambini di oggi (penso ai miei figli Chiara e Andrea), infatti, per loro ora si realizzano DVD interattivo sui dinosauri e sul cosmo, con un grosso limite allo spazio per la fantasia. Le potenzialità legate ai computer sono infinite, basti pensare al settore dei videogiochi. Sta a noi adulti, che li produciamo, quantomeno cercare di mediare fra le esigenze di vendita e i contenuti costruttivi ed educativi

Copyright © by William Molducci