martedì 26 novembre 2013

Gemme dell’Impressionismo


Gemme dell’Impressionismo. Dipinti della National Gallery of Art di Washington. Da Monet a Renoir da van Gogh a Bonnard, Museo dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta, Roma - 23 ottobre 2013 - 23 febbraio 2014
di Simonetta Sandri



La donna è senza dubbio una luce, uno sguardo, un invito alla felicità, e talvolta il suono di una parola; ma soprattutto è un’armonia generale, non solo nel gesto e nel movimento delle membra, ma anche nelle mussole, nei veli, negli ampi e cangianti nembi di stoffe in cui si avvolge, e che sono come gli attributi e il fondamento della sua divinità.
Charles Baudelaire, Le Peintre de la Vie Moderne (1863).


Siamo ancora a passeggio per Roma, ultimamente sembra essere la regola, ogni momento libero del rientro in Italia conosce ormai un appuntamento fisso con la città eterna, con i suoi ponti e le sue chiese, le sue bellezze, gli abbracci degli innamorati. E le sue interessanti mostre, ovviamente, tappa fissa di spiriti leggeri e curiosi come i nostri.
Se cercavamo colori ed emozioni, abilmente schizzati sulla tela dei nostri pensieri liberi, eccoci accontentati. Se volevamo sfiorare la bellezza e la dolcezza della Donna, dei suoi visi fonte d’ispirazione dei più grandi e lontani poeti e pittori, siamo nel posto giusto. Ho iniziato con la citazione di Baudelaire, ritrovata anche su alcuni pannelli della Mostra, proprio per questo, perché mi sono sentita toccata profondamente da quella citazione, dalla percezione dell’armonia che solo la bellezza più pura può portare nelle nostre caotiche vite, dalla consapevolezza della tenerezza che uno sguardo di una donna serena, e magari anche innamorata, può trasmettere. L’universo femminile era ed è qui protagonista, donne vere e credibili, esistite perché prese in prestito dal mondo reale come l’elegante moglie di Monet, donne ritratte in momenti della vita quotidiana, durante una passeggiata nei parchi o in riva al mare, un preparativo per un ricevimento, un incontro in una sala da ballo o in un caffè, una merenda spensierata sull’erba…


E poi riconosciamo Degas che si focalizza su scenari intimi per catturare atmosfere inedite e di un’espressività unica dei rituali del mondo femminile: il momento del risveglio, il rito mattutino della toilette, gli aspetti meno visibili della vita delle ballerine, dalla vestizione prima dello spettacolo, alle lunghe ed estenuanti prove alla sbarra o davanti allo specchio.

Sono molto attirata, ammetto, da questa sezione della mostra chiamata “donne, amiche e modelle”, una delle cinque sezioni di cui essa è composta. Ma altrettanto interessanti e fonte di ulteriore ispirazione sono le altre sezioni di questa unica tappa europea del tour che porterà per la prima volta fuori dalle sale della National Gallery of Art di Washington la collezione impressionista del Museo, verso San Francisco, San Antonio e Tokyo. Attraversiamo le sale dove si ammira la pittura en plein air, respiriamo l’aria fresca, i colori, i profumi dei fiori e dell’erba, tocchiamo l’energia delle tonalità, sfioriamo la bellezza e la leggerezza delle nuvole, come in questo meraviglioso dipinto di van Gogh.



Come capiamo Alfred Sisley, quando scriveva “il cielo è la prima cosa che dipingo”
Qui lo cogliamo, lo vediamo, lo tocchiamo, lo sfioriamo, lo sogniamo. Siamo in quel campo di tulipani, proiettati indietro nel tempo, ma così presenti. Abbiamo anche noi, come Pierre Bonnard, tutti i soggetti in mano. E come lui li guardiamo, prendiamo nota, poi rientriamo in noi e prima di scrivere (per lui dipingere) riflettiamo e sogniamo. Siamo in simbiosi, in un’empatia che ci colpisce e ci spinge a continuare a percorrere le sale con curiosità.
Dalla sezione en plein air arriviamo dunque a quella delle nature morte. Ammetto che mi piace meno, penso alle pagine di Zola, ma con affetto ricordo anche la copia di un quadro di Cézanne appeso sul muro della casa della mia nonna materna, Le garçon au gilet rouge (che peraltro, incredibile coincidenza, ho scoperto trovarsi al Museo di Washington).

Le ostriche di Manet erano e sono comunque un momento di vita quotidiano rubato, quasi uno scatto, ci piace immaginare chi fosse seduto a quella tavola ad aspettare di gustarle.
Vi sono poi altre due sezioni, una dedicata a Vuillard e Bonnard e una intitolata all’eredità dell’Impressionismo. A quel movimento nato a boulevard de Capucines 35 nel 1874, dove ora - tristemente… - vi è uno store di abbigliamento maschile. A quegli artisti che si trovavano al Café Guerbois di rue de Batignolles, attuale avenue de Clichy, e più tardi al Café Nouvelle Athènes in Place Pigalle a Montmartre, anch’esso scomparso.



Per questa raccolta esposta, ma anche per quella che si trova a Washington, per questa attenzione meticolosa ad un movimento che ha fatto sognare un po’ tutti noi, si deve veramente ringraziare il grande mecenate e collezionista Andrew William Mellon, fondatore della National Gallery of Art di Washington, inaugurata nel 1941, oltre ai i figli Alisa e Paul che hanno continuato la sua opera. Ad essi apparteneva, infatti, la grande collezione impressionista che, nel 1978, sarebbe stata trasferita all’ala del piano terra del Palazzo est della galleria, ad essi che hanno permesso tal mondo di poter ammirare le opere di questi grandi artisti oltre che di portare a noi, oggi, le 68 ospitate dall’Ara Pacis. Autentici mecenati. Perché “se un mecenate acquista da un artista … il mecenate allora si mette alla pari dell'artista, sta costruendo dell'arte nel mondo; egli crea.” Ezra Pound



La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, National Gallery of Art di Washington. A cura di Mary Morton, responsabile del Dipartimento Pittura Francese della National Gallery con il coordinamento tecnico-scientifico per la Sovrintendenza Capitolina di Federica Pirani. Le immagini ci sono state concesse dall’ufficio stampa di Zètema Progetto Cultura, che ringraziamo. 


English Version:


Gemme dell’Impressionismo. Dipinti della National Gallery of Art di Washington. Da Monet a Renoir da van Gogh a Bonnard, Ara Pacis Museum, Lungotevere in Augusta, Roma - 23 October 2013 - 23 February 2014

by Simonetta Sandri

The woman is, without doubt, a light, a look, an invitation to happiness, and sometimes the sound of a word, but above all, it is the expression of a general harmony, not only in the gestures and movement of the limbs, but also in her muslin, in the veils, in the large and iridescent clouds of cloth which is wrapped, and which are the attributes and foundation of his divinity. Charles Baudelaire, Le Peintre de la Vie Moderne (1863).

We are still walking in Rome, in this last period it seems to be the rule, every downtime of my return to Italy includes a fixed appointment with the Eternal City, with its bridges and its churches, its beauty, and the hugs of lovers. Moreover with its interesting exhibits, of course, fixed stage of such light and curious minds like ours. If we were looking for colors and emotions, deftly sketched on the canvas of our free thoughts, we are satisfied. If we wanted to touch the beauty and sweetness of the Woman, of its faces source of inspiration of the greatest poets and far painters, we are in the right place. I started with the Baudelaire’s quote, also found on some panels of the exhibition, for this reason, because I felt deeply touched by that quote, by the perception of harmony that only the purest beauty can bring into our chaotic lives, from the awareness of a tenderness that a look of a serene woman, and maybe even in love, can transmit. Here the protagonist is the feminine, that of genuine and credible women, borrowed from the real world, such as the elegant wife of Monet, women portrayed in everyday moments: during a walk in the park or by the sea, while dressing for a reception, in a ballroom or at a cafe, as well as enjoying a carefree snack on the grass...

And then we recognize Degas focusing on intimate scenarios capturing atmospheres of new and unique expression of the rituals of the female world: the awakening moment, the morning toilet ritual, those less visible aspects of dancers lives: from the dressing to the long and tough trials at the bar or in front of the mirror.

I was very attracted, I admit, by one of the five sections of the exhibition, entitled "Women, friends and models". Equally interesting, as well as a source of further inspiration, are the other sections, which we could admire in this unique European appointment of the exhibition, which will bring, for the first time, the Impressionist collection outside of the halls of the National Gallery of Art in Washington to San Francisco, Tokyo and San Antonio.
We go through the rooms where we can admire the painting en plein air, breathe the fresh air, the colors, and the scents of flowers and of the grass, touch the energy of the shades, and we touch the beauty and lightness of the clouds, as in this wonderful painting of van Gogh.


How we understand Alfred Sisley, when he wrote "the sky is the first thing that I paint" ... Here we catch it, see it, touch it, graze it, dream about it. We are in that field of tulips, stepping back in time, but so present. Like Pierre Bonnard, we have all subjects in our hands. And like him we watch them, we take note of them, and then we bear back to ourselves before writing (for him: before painting), we reflect and dream. We are in symbiosis, in within an empathy affecting us and motivating us to continue to walk in the exhibitions rooms with curiosity.
From the section en plein air, then, we arrive to that of still lives. I admit that I like them less, I think to the Zola’s pages, but I remember the copy of a Cézanne painting hanging on the wall of my maternal grandmother’s house, Le garçon au gilet rouge (which incidentally, what an amazing coincidence, I found to be hosted by the Washington Museum).

The oysters of Manet were, and are in any case, a stolen moment of daily life, almost one click, we like to imagine who was sitting at the table waiting to enjoy them.
Then there are the other two sections, one dedicated to Vuillard and Bonnard and one entitled to the legacy of Impressionism. To that movement born in the Boulevard de Capucines 35 in 1874, where now - sadly ... - there is a men's clothing store. To those artists who were at the Café Guerbois in rue de Batignolles, currently avenue de Clichy, and later at the Café Nouvelle Athenes in Place Pigalle in Montmartre, also disappeared.


For this collection exposed, but also for that located in Washington, for this meticulous attention to a movement that has made us dream a bit all of us, we have to really thank the great patron and collector Andrew William Mellon, founder of the National Gallery of Art in Washington, which opened in 1941, and also his children Alisa and Paul who continued his work. They belonged, in fact, the great Impressionist collection that, in 1978, was transferred to the wing of the ground floor of the building east of the tunnel, to them that have allowed to the world to admire the works of these great artists as well as to bring to us today, the 68 ones hosted in Ara Pacis: Authentic patrons. Because "if a patron buys from an artist ... the patron then catches up artist, is building art in the world he creates." Ezra Pound

The exhibition is promoted by Roma Capitale, Department of Culture, Creativity and Artistic Promotion - Capitolina Superintendent of Cultural Heritage, the National Gallery of Art in Washington. Edited by Mary Morton, Head of the Department of French Painting from the National Gallery with the technical and scientific coordination for the Superintendent Capitolina Federica Pirani. The images have been provided by the press office of Zètema Culture Project, and we thank them.


Copyright © By Simonetta Sandri
 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mostra interessantissima e piena di spunti di grande interesse artistico. Le straordinarie tele sono rese ancor piu' belle dall'appassionato commento di Simonetta che sembra sempre saper dar voce a capolavori che vanno oltre il tempo.

Anonimo ha detto...

Bellissima l’esaltazione a bellezza e della femminilita’. La capacita’ di farci respirare l’aria romantica di un ambiente parigino scomparso, ma cosi’ vivo in quei dipinti. E poi l’ultima considerazione sul mecenatismo, spesso dimenticata. Complimenti Simonetta, ogni tuo articolo e’ sempre un momento di piacere, riflessione, arricchimento.

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