sabato 27 settembre 2014

C’era una volta la RCA Italiana

di William Molducci

Nel secondo dopoguerra la RCA (Radio Corporation of America), con sede a New York, era una delle più importanti case discografiche degli Stati Uniti; fondata nel 1919 come compagnia radiofonica, nel 1929 aveva acquistato la Victor Talking Machine Company, entrando così nel mercato discografico.


PDFPreleva l'articolo in formato PDF

Nel 1949, Frank M. Folsom, vice presidente della RCA Victor, fu ricevuto in udienza privata da Papa Pio XII, il quale in ricordo dei bombardamenti americani che colpirono il quartiere di San Lorenzo, gli chiese l'installazione di una fabbrica nel borgo romano. La società americana, già decisa ad aprire uno stabilimento in Italia, dopo quell’incontro scelse Roma come sede, inizialmente vicino a Villa Borghese e, nel 1951, al Km 12 della via Tiburtina.
I primi anni furono stampati per lo più dischi di provenienza dalla RCA statunitense, (Elvis Presley e Harry Belafonte in primis), anche perché la casa madre non era interessata a promuovere più di tanto gli artisti italiani; le poche registrazioni di quegli anni riguardavano, tra gli altri, Domenico Modugno, Nilla Pizzi e Katyna Ranieri.
Alla fine del 1954 la casa madre propose di chiudere la sede romana, il cui bilancio era in perdita. Papa Pio XII incaricò Ennio Melis, uno dei suoi segretari laici, di verificare lo stato dell’azienda.

Lo stabilimento RCA di Via Tiburtina, nella cover di un LP RCA venduto in Brasile


Nato a Firenze nel 1926, Melis era stato assunto giovanissimo come segretario, nel corso dei nove anni passati in Vaticano si era conquistato la fiducia del Conte Galeazzi, suo datore di lavoro e presidente della RCA italiana, uno dei suoi compiti era di accompagnare i giornalisti e i cineoperatori statunitensi che si recavano dal Papa, soprattutto a Castel Gandolfo.
Melis, che affidò l'amministrazione a Giuseppe Ornato, vide nell’azienda un enorme potenziale, questa intuizione lo portò a diventare il responsabile della politica intrapresa dalla RCA Italiana nei 30 anni successivi. Per molti aspetti la visione di Melis ricorda quella di Enrico Mattei con l’Agip. 




Le prime decisioni furono di portare tutta la produzione sui 45 giri, abbandonando il 78 giri, trasferire studi e uffici presso lo stabilimento di via Tiburtina e scegliere Vincenzo Micocci come direttore artistico. I due promossero la costruzione di nuovi studi di registrazione e l’assunzione di giovani e promettenti musicisti, tra cui Ennio Morricone e Luis Enriquez Bacalov. I primi cantanti ingaggiati furono i famosi “quattro moschettieri”: Nico Fidenco, Gianni Meccia (per lui Melis, con Micocci, coniò il termine “cantautore”), Jimmy Fontana ed Edoardo Vianello. Nello stesso anno il direttore artistico mise sotto contratto due giovani promesse: Rita Pavone e Gianni Morandi, che negli anni successivi dominarono le classifiche di vendita.
In quel periodo il singolo più venduto fu “Il mondo”, una canzone lanciata dal concorso “Un disco per l'estate 1965”, scritta e cantata da Jimmy Fontana e in seguito tradotta e riproposta in numerose versioni all'estero.
Negli anni successivi la RCA ingaggiò come direttore artistico Nanni Ricordi, che portò in “dote” artisti quali Sergio Endrigo, Gino Paoli, Luigi Tenco ed Enzo Jannacci. In quel periodo la RCA Italiana divenne la casa discografica leader per le vendite, grazie ai successi dei cantautori e di Gianni Morandi e Rita Pavone, abbinando quindi la canzone d'autore a quella di consumo. Nel 1966 anche Luigi Tenco entrò a far parte del mondo RCA, incidendo il brano “Un giorno dopo l'altro”, la cui versione in francese (“Le temps file ses jours”) fu scelta dal regista Mario Landi come sigla della seconda serie dello sceneggiato televisivo “Il commissario Maigret”.

Alcune foto di Stelvio Cipriani e la sua orchestra  mentre registra nello Studio A. Tra i musicisti, nella foto centrale, Ciro Cicco, fratello di Tony
La sede di Via Tiburtina non era soltanto il luogo degli uffici, delle registrazioni e della stampa dei dischi, si trattava di una vera e propria “cittadella della cultura”. Uno dei luoghi più frequentati era il bar, che divenne il punto di ritrovo anche di coloro che scrivevano i testi delle canzoni e registravano le colonne sonore dei film, per non dire di poeti, giornalisti, romanzieri, scrittori, attori. Il bar della RCA è stato il salotto "temporaneo" in cui, per tanti anni, è passata tutta la cultura italiana.Tra i tanti frequentatori: Pier Paolo Pasolini e Arthur Rubinstein (era solito prendere il suo uovo alla coque), John Huston, Vittorio De Sica, Sergio Leone, Luigi Magni, Ettore Scola, Giuseppe Patroni Griffi, Pasquale Festa Campanile, Elio Petri, Dario Argento, Alberto Sordi e Alberto Moravia. Un altro importante luogo di ritrovo è stato il “Cenacolo”, una sorta di campus situato in via Nomentana; tutti i giorni in quelle piccole sale, allestite con vari strumenti e registratori a 4 piste, si incidevano e ascoltavano canzoni e provini.
Il successo dei dischi degli anni ‘60 fu spesso dovuto agli arrangiamenti di Morricone e Bacalov, che non si limitavano all'orchestrazione, ma cercavano nuove sonorità ed effetti, inoltre, un ruolo importante lo ebbe anche la tecnologia, notevolmente all'avanguardia per quell’epoca. Gli studi RCA ospitarono grandi artisti internazionali come il pianista Arthur Rubinstein, John Houston (per la registrazione della colonna sonora del film “La Bibbia”) e Frank Sinatra, che incise i brani per i Caroselli della Perugina.


Visto il successo, la RCA decise di continuare a investire sui giovani talenti italiani e grazie alle intuizioni di Sergio Bardotti furono lanciati i Rokes di Shel Shapiro, i Primitives di Mal, Patty Pravo, Ricky Shayne, Dino e Lucio Dalla.

Gli anni settanta continuarono con i grandi successi dei cantautori e dei nuovi cantanti, tra i tanti nomi citiamo Claudio Baglioni, Ivano Fossati, Renato Zero, Gabriella Ferri, Nicola di Bari, Fiorella Mannoia, Nada, Riccardo Cocciante, Schola Cantorum, Perigeo, Angelo Branduardi, Stefano Rosso, Anna Oxa, Ron, Antonello Venditti, Francesco De Gregori e Rino Gaetano (gli ultimi quattro passarono prima dalla It di Micocci e, tranne Ron, dal Folkstudio). Viene anche stipulato un accordo per la distribuzione della Numero Uno, la casa discografica di Mogol e Lucio Battisti, che produceva anche Formula 3, Bruno Lauzi, Flora Fauna e Cemento, Adriano Pappalardo, Oscar Prudente, Il Volo, Ivan Graziani e la PFM.


In quegli anni si ebbe un primo periodo di crisi economica, dovuto al calo del mercato discografico italiano e a una serie di errori, tra cui il flop delle cassette Stereo 8, imposto dalla casa madre. Nel 1978 la RCA perse Baglioni e Venditti e alcuni cantanti non raggiunsero gli obiettivi di vendita previsti.

Melis aveva percepito l'enorme potenziale di Piero Ciampi, pur essendo consapevole dell'inaffidabilità del personaggio. Andando contro il parere di tutti lo tenne per lungo tempo in azienda, ammettendo che si trattava di una sua debolezza. Il Direttore della RCA credeva che quella “piccola luce”, che Ciampi emanava, fosse importante per tutti gli altri autori, per fare vedere che la canzone non era soltanto svago o competizioni canore, ma poteva entrare in zone di comunicazione più elevate.
Il direttore generale della RCA ingaggiò e sostenne anche il cantautore/poeta Renzo Zenobi, presentatogli da Francesco De Gregori, dimostrando di possedere grandi capacità nel riconoscere i talenti a prescindere dai ritorni commerciali.

Stero 8 made in RCA

Negli anni 80 altri artisti lasciarono la RCA (tra questi Paolo Conte, Francesco De Gregori e Ivano Fossati) e non furono ingaggiati personaggi di rilievo, una delle rare eccezioni fu Luca Carboni. Nel 1983, avendo saputo che la BMG Ariola era interessata all'acquisto della RCA e che quindi si doveva ridurre il personale (da 600 a 200 dipendenti), Melis decide di lasciare l'azienda. Ora il marchio RCA è di proprietà delle società Sony e Technicolor SA (ex-Thomson).

Gli edifici della sede storica di Via Tiburtina sono stati in parte trasformati, sopravvivano quelli che furono gli studi di registrazione (già drasticamente ridotti negli anni ’80, dopo l’uscita di Melis), la palazzina dirigenti, il magazzino e pochi altri. Questi palazzi sono oggi utilizzati come magazzini per ditte di abbigliamento e calzature.

Ogni anno gli ex-dipendenti RCA (la loro competenza e dedizione furono parte importante nel successo della società) organizzano un raduno con relativa visita allo stabilimento, un’occasione per ritrovarsi e per ricordare le tante storie vissute tra quelle mura. L’idea di realizzare un museo sta diventando sempre più sentita e a nostro avviso anche dovuta.


Alcuni protagonisti:

Tony Cicco (Formula 3)

Ti manca l'ambiente della RCA degli anni '70?

Nella mitica “RCA Italiana”, che ho frequentato artisticamente, si respirava lo stesso ambiente della Numero Uno. Incontri e collaborazioni con artisti famosi ed emergenti, si tratta di un periodo unico e oramai definitivamente perduto. I luoghi d’incontro alla RCA erano il Bar (voluto da Ennio Melis), la mensa e il Cenacolo (anche questo voluto dalla dirigenza della RCA, che lo considerava una sorta di campus libero). Tutti i giorni nelle piccole sale del Cenacolo, allestite con vari strumenti e registratori a 4 piste, si ascoltavano canzoni e provini. Quanti artisti e successi sono nati in quel luogo magico … Il regista Ermanno Olmi seguì le registrazioni dell’album “Sognando e risognando” e utilizzò parte di quel materiale come colonna sonora del suo film: “La circostanza” del 1974. Si tratta dell’unico film in cui appare il nome di Lucio Battisti, autore delle musiche con Alberto Radius, Vince Tempera, Gabriele Lorenzi e al sottoscritto.

Luigi Lopez

La nevicata del ‘56” fu eseguita per la prima volta al Cenacolo della RCA Italiana?

La nevicata del '56" fu scritta non meno di 35 anni fa: Carla Vistarini ed io eravamo in un periodo florido di invenzioni musicali. Scrissi la musica di questa canzone con la collaborazione di Fabio Massimo Cantini, non potevo immaginare che Carla ponesse su quelle nostre semplici note, una vera e propria “poesia”, con versi di rara bellezza, un affresco di Roma, evocativo di un evento indimenticabile, che la canzone ha contribuito a fissare per sempre nell’immaginario e nei ricordi di tanti italiani.
Fu Gabriella Ferri (era il 1975 o giù di lì ...) ad ascoltare per prima la nostra canzone. Con la mia chitarra e un’indicibile emozione la eseguii seduto al centro di una stanza del Cenacolo, il piccolo “ateneo musicale” voluto dalla RCA, per favorire gli incontri e gli scambi di idee fra gli “emergenti” della cosiddetta “scuola romana”.
Erano presenti: Ennio Melis, Mario Cantini, Riccardo Michelini, Ettore Zeppegno, quasi tutti i dirigenti della RCA (almeno una trentina di persone), che circondavano la sedia su cui ero seduto.
Come mai un tale spiegamento di forze? Perché c’era Gabriella Ferri! Era accompagnata dal suo produttore (Piero Pintucci), invitata espressamente per ascoltare quella che le era stata annunciata come la canzone “perfetta”, per proseguire la serie dei suoi successi legati a Roma. Ricordo come fosse ieri il silenzio che si creò durante l’ascolto, e alla fine, nel coro dei consensi, Gabriella mi abbracciò commossa: aveva gli occhi bagnati di lacrime.
Contrariamente alle attese, la nostra canzone rimase nel cassetto per oltre quindici anni, fino ai giorni che precedettero la partecipazione di Mia Martini al Festival di Sanremo 1990. Il seguito ve lo lascio immaginare: ci furono consensi, entusiasmo, ottimismo, fino al festival, dove poi sappiamo che Mia conquistò il meritatissimo premio della critica.

Si ringraziano gli amici della pagina Facebook di RCA Italiana (in particolare GD Coco ed Enzo Martella), Tony Cicco e Luigi Lopez per le preziose informazioni e per il loro sostegno.

L'articolo è pubblicato anche sul quotidiano "FerraraItalia" 

Copyright © by William Molducci


Nessun commento:

Posta un commento