lunedì 13 ottobre 2014

Guida di Snoopy alla vita dello scrittore

A cura di Barnaby Cornad e Monte Schulz, traduzione di P. Restuccia, Omero Editore, 2012, 200 p.

di Simonetta Sandri


Davvero divertente e interessante, questo libro dall’insolito formato rettangolare edito dalla Scuola di scrittura Omero di Roma. Insolito e originale non solo per la sua forma, ma anche, e soprattutto, per il contenuto: 180 strisce dei Peanuts di Charles M. Schultz accompagnate da rapidi e brillanti consigli di scrittura da parte di autori come Ray Bradbury, Ed McBain, Clive Cussier, Sidney Sheldon, Danielle Steel, Cherie Carter-Scott, Catherine Ryan Hyde o Fannie Flagg, per citarne solo alcuni. 


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Tutti dialogano con Snoopy, lo consigliano, lo seguono, gli danno opzioni, spunti e suggerimenti, lo aiutano e l’accompagnano nella difficile quotidianità della scrittura.
Questo simpatico “manuale” andrebbe letto da tutti, giornalisti e scrittori in erba (ma anche da quelli più esperti), da chiunque si appresti ad affrontare la temuta e misteriosa pagina bianca.
Divertente e istruttivo allo stesso tempo, potrebbe essere facilmente usato come testo d’insegnamento e orientamento in qualsiasi scuola di scrittura.
La prefazione al libro è di Monte Schulz, il figlio del creatore delle famose strisce dei Peanuts, che racconta come il padre amasse i libri e la letteratura, con i suoi oltre tremila volumi che ricoprivano le pareti del suo studio e cataste accumulate sulla scrivania, in attesa di essere lette.


Il dono del talento di un artista e la sua responsabilità, secondo Charles, consistevano nel dover esprimere la bellezza e il dolore del mondo per tutti quello che non riuscivano a farlo. Si legge per ascoltare le voci degli altri e imparare, anche da esse. Schulz scriveva ascoltando Brahms, Beethoven o un qualsiasi cantante country. E in quell’ambiente fatto di parole e note aveva inventato Snoopy, Charlie Brown e gli altri. Un sogno che sarebbe diventato realtà.
Snoopy arrampicato di fronte alla sua macchina da scrivere, sulla sua famosa cuccia sotto il cielo vigile, è un’immagine costante e ispiratrice: il simpatico bracchetto, come molti di noi, è sempre alla ricerca delle frase, della parola, del paragrafo, del racconto, della storia, insomma dell’illuminazione. E mostra la vera determinazione dello scrittore, il suo impegno costante a cercare parole, personaggi, idee, situazioni e momenti giusti. Allora, anche lui ha bisogno di consigli, di un tutor illuminato, come si direbbe oggi.
Partendo dalla storica e indimenticabile “era una notte buia e tempestosa”, Daniel Steel ricorda a Snoopy che scrivere è un lavoro davvero duro e faticoso, scrivere bene ma anche scrivere male. Un mestiere spesso stressante per la sua incertezza, accompagnato dalla paura, dall’eccitazione, dalla fantasia ma anche da tanta disciplina. Vi sono dolore e sofferenze nell’avventura dello scrivere ma il senso di vittoria e di sopravvivenza possono essere davvero molto entusiasmanti.
Come fare una lunga maratona o scalare una montagna. Snoopy potrebbe scegliere un’altra carriera, ma Danielle dubita che lui, come lei, lo farebbe mai. Allora Sidney Sheldon consiglia Snoopy di lavorare molto sull’idea del suo romanzo, perché sia avvincente e brillante, Cherie Carter-Scott gli suggerisce le dieci regole per scrivere bene (quasi un manuale di sopravvivenza, perché il nostro libro deve aiutare qualcuno in qualcosa), Catherine Ryan Hyde gli consiglia di studiare bene il suo spazio di mercato editoriale e di accettare l’idea che le sue probabilità di successo sono in po’ di più di quelle della lotteria, ma non troppo.
E poi c’è Fannie Flagg, che ricorda come scrivere non abbia nulla a che fare con le lauree, il vocabolario o l’analisi delle frasi ma semplicemente con il grande desiderio di raccontare una storia. Questa storia però, dice John Leggett, deve svolgersi in un luogo preciso. Ci dobbiamo ritrovare li, insieme al lettore, vivere con lui e i personaggi, sentendosi accaldati, assetati e sudati se siamo in Honduras o infreddoliti se siamo in Alaska. Dobbiamo vedere il sole cuocere la sabbia e le piazze, il vapore alzarsi dalla terra accaldata, la nebbiolina a alzarsi e far cadere goccioline sui nostri vestiti. Dobbiamo essere lì, tutti insieme. Per mano.


Perché scrivere, ricorda J.F. Freedman in chiusura del volume, “è il miglior lavoro che io conosca, perché ti permette di aver il controllo completo di quello che fai e puoi davvero creare qualcosa dal niente”. E questo, aggiungo io, è un potere meraviglioso, unico, un dono, quasi magico. Davvero fortunato chi sa (e può) farlo.

Copyright © by Simonetta Sandri


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