giovedì 2 ottobre 2014

Intervista a Sonia Mariotti

di William Molducci

Sono passati 20 anni da quando Sonia Mariotti entrò in uno studio di registrazione per incidere il brano “Take my heart”, di cui firmò il testo e da allora la sua passione per la musica è cresciuta nonostante le difficoltà tipiche di chi entra in questo particolare settore del mondo dello spettacolo.


Nel 2009 si iscrive al Festival degli Autori di Sanremo, dove partecipa al campus e nasce la collaborazione con Maurizio Opinato, con cui scrive il singolo “Cristalli Di Carte”. Il brano arriva alle finali e Sonia è invitata come ospite della manifestazione. Il brano fu inserito nella compilation ufficiale del “Festival degli Autori” e poi nel suo primo album, che porta lo stesso titolo, cui seguirà “Libera” nel 2011.
Il suo più recente CD si intitola “Murales”, un lavoro che lei definisce come un puzzle della sua vita. L'album contiene nove pezzi, con due ospiti d’eccezione quali Zeno Sala (U2 Zen Garden - Tribute Band), nel brano “Regalami chi sei” e Danilo Amerio in ”Giocami”.
Ora sta lavorando a un nuovo singolo e a un videoclip in inglese, con l'intenzione di proporsi sul mercato estero.





L'intervista


Com'è iniziata la tua avventura musicale?

Nasce in pratica con me, avevo sei anni quando i miei genitori mi regalarono un organo Farfisa a due tastiere. Studiai per quattro anni con il maestro a casa, ma lasciai convinta perché già mi ribellavo alle imposizioni e quella non la riconoscevo come mia scelta, nonostante la passione per la musica. Non era il mio strumento, non riuscivo a esprimermi come avrei voluto, nonostante l'impegno e l'attitudine che dimostravo. Continuai in seguito dedicandomi al canto e ad altre cose.

Quanto è importante la musica nella tua vita? Vorresti che lo fosse ancora di più?

Sono io che forse ho dato un’importanza spropositata alla musica nella mia esistenza, sono arrivata a sacrificare una famiglia, affetti, vacanze e amicizie per seguirla. Credo che tutto sia coinciso, in altre parole le avversità nella quotidianità le lenivo attraverso la musica, per cui tutto quello che non andava, lo esorcizzavo attraverso note e melodie, diventando sempre più un’esigenza vitale d'espressione. Diciamo che riuscivo a sentirmi me stessa solo con la musica, potevo gridare quello che non andava e riuscivo a farmi ascoltare. E mi sentivo protetta, sempre. Certo, avrei voluto farlo di primo mestiere, questo si, ma non sempre quel che vorresti ti arriva, almeno a me non è mai successo. Ho sempre mandato avanti tutto di pari passo, la musica non l'ho mai lasciata, non ci sono mai riuscita. Avrei voluto vivere di musica.

Hai definito l'album "Murales" un puzzle della tua vita. Fino a qui è stata complicata?

Ho avuto la fortuna di crescere con l'esempio di una famiglia molto unita e dedita al lavoro, due genitori pazzeschi. La mia estrema sensibilità ha reso sempre ogni cosa molto difficile, ogni cambiamento, ogni evoluzione. Ho sempre vissuto le cose in maniera più amplificata del normale, con i mille perché e per come, ma credo di aver sempre lottato contro una sorte avversa per ogni singola cosa o scelta di situazione. Ho sempre avuto la sensazione di scalare una montagna senza mai riuscire a piantare la bandierina sulla vetta. Sì, la mia è una vita molto complicata, situazioni sbagliate, persone sbagliate, notti insonni, in pratica un mezzo disastro. Questo è il motivo principale per cui scrivo con estrema facilità e riesco a fermare i momenti nei mille dettagli e sfumature. Mi conosco molto bene come credo di comprendere bene le sfere emotive dell'individuo che mi sta di fronte.




Il brano “Murales” è autobiografico, come si esce da situazioni come quelle descritte nella tua canzone?

Murales descrive metaforicamente una storia di stalking che ho vissuto a vent'anni. Neanche troppo metaforicamente perché i muri imbrattati con il mio nome e insulti me li trovavo in ogni angolo di cemento, ogni giorno. Come tutte le telefonate anonime con mille voci diverse, maschili e femminili, i sassi contro i vetri della casa, le minacce di morte e mille altre cose che mi hanno costretta a innalzare muri indistruttibili. E la vergogna di quegli anni, quando mi trovo sul palco a cantare, mi rende fragile per il timore del giudizio, ma ogni volta vinco, perché la musica è una cosa bellissima e mi riesce facile. Anche se faccio più fatica del normale a espormi ed è una lotta continua con me stessa, riesco sempre a vincere. Non se ne esce del tutto, ti rimane qualcosa di diverso dentro e ci si convive. Si ha una crescita in umanità che non ti fa rimpiangere nulla. In fondo non sono altro che il risultato di tutto quello che ho incontrato sul mio cammino.

Se ti dico West Coast U.S.A cosa mi rispondi?

Ti sorrido, col sorriso a cuore caldo. Ci sono cresciuta con quella musica, in eredità da mio fratello più grande, quindi lo devo principalmente a lui. E al mio orecchio che ha continuato per quella strada e oltre. Mi sento sempre gemellata con quelle strade sterrate e quel sole caldo, tipiche delle zone californiane. Non ci sono ancora mai andata, ma la vivo in una mia dimensione. Ho scritto “Cuore d'America” in suo onore.

Tra i brani dell'ultimo album mi ha colpito “Vivo dentro”...

Si tratta di uno dei brani più fantasy e introspettivi. Un mondo segreto nel quale volteggiano elfi, draghi, maghi e castelli. Una sorta di fiaba che mi tengo addosso quando penso a qualcosa di meraviglioso ed è una meta che prometto cantando al mio principe. Qui, infatti, sottolineo la bellezza di un mondo nascosto che vivo in segreto e che non ritrovo nella realtà. Sono contenta ti sia arrivata, non è semplice, forse ci si ritrova se almeno in parte ti rappresenta.



Com'è nata la collaborazione con Danilo Amerio?

Da ragazzina avevo comprato un vinile di Danilo: "Buttami Via", mi piaceva molto. Poi mi sono ritrovata con un suo brano inedito durante il mio percorso musicale dal mio maestro Dario Lagostina in Accademia. Lo cantavo sempre, era la mia valvola di sfogo quando volevo urlare qualcosa a qualcuno, quando dovevo dire delle cose, il brano era “Giocami”. Quando lasciai per intraprendere il mio percorso discografico ne parlai con il mio editore, quel brano era mio da sempre e mi mancava e lui collaborando con Danilo riuscii a farmelo ottenere. Così ci mettemmo in contatto e nacque la collaborazione. Danilo Amerio un grande maestro, professionista, autore e interprete. E' umanamente splendido.

Ti rivedremo ancora con Zeno?

Con Zeno ci conosciamo da tanti anni, è sempre stato feeling. Le collaborazioni con lui sono sempre aperte e possibili. Diciamo che farà sempre parte del mio cerchio.

Tu vivi al nord, dove notoriamente le feste di piazza non sono numerose come al sud, quante opportunità ci sono per gli artisti emergenti di proporsi per un live?

Non ce n’è! Devi fare una scelta tra il commerciante di note e l'artista. Se segui una tua linea editoriale e uno stile è impossibile avere dei live. Qualche ospitata, ma se il tuo nome non è conosciuto non ti chiama nessuno. Ti dicono: "E chi è"? Vanno solo le cover band. Nel mio caso, dopo tre album sarebbe come tornare indietro. Con tutto rispetto per la bravura di quei gruppi, ma io devo portare avanti il mio bagaglio. Piuttosto scelgo di fare poco, e compenso con un lavoro quotidiano da sempre per riuscire a mantenere la mia passione, la mia musica.
 
Com'è Sonia quando si spengono le luci del palco?

Per quelle poche volte che si sono spente ti posso dire che è buio e silenzio. E' un ritornare nella realtà di tutti i giorni. La mia difficoltà sta proprio nel riuscire a sdoppiarmi continuamente tra vita artistica e quotidianità. Nel mio lavoro di tutti i giorni non posso permettermi di essere artista. Per quello i giorni liberi li passo nella musica, perché è un ritrovarmi. Io starei giorno e notte negli studi di registrazione a lavorare e a creare. Ed è un continuo vivere in doppio, in sostanza due vite in una. Bello sì, ma non riesci mai a concretizzarne una vera, sali e scendi continuamente da un treno e sono grandi sacrifici; però Sonia è anche solarità e positività, a tratti comica. Una burlona insomma. Credo sempre che qualcosa di bello si possa avverare.

Che cosa vedi di fronte a te quando ti esibisci?

Vedo una strada, una strada di bosco, o una più sterrata e arida al sole. E sempre me stessa. Tutto ciò che canto, che dico lo prendo dalla mia vita, sono dentro per forza. E ogni volta rivivo quello che racconto. Per quello a volte è tanto difficile non emozionarsi forte. Non riesco a essere distaccata come dovrei, a tenere la distanza da quello che canto. Perché è tutta roba mia. Vorrei essere glaciale, ma non ci riesco.

Hai appena terminato un video e un nuovo singolo (in inglese), in questa Italia ferma al palo la creatività non si arrende?

No! Non si arrende. Io non mi arrendo, ferma non ci so stare. Giro prendendo appunti su foglietti di frasi che mi vengono in mente, di cose che vedo, spunti che improvvisamente mi arrivano, anche di notte. Si, sto lavorando a un singolo in inglese con annesso videoclip. Ci dirigiamo verso il mercato estero, ci si prova almeno. Qui le cose sono complicate, non c'è molto spazio. Anche se credo sempre che la qualità si possa apprezzare dappertutto.




Tutti i tuoi testi di “Murales” hanno un’anima, quanto sono importanti le parole per te?

Sono fondamentali in una canzone. Io arrivo dalla vecchia scuola, quella cantautorale. Devo dire delle cose vere, che mi rappresentano. Mi devo raccontare sempre. Posso trasgredire sulla melodia, magari meno impegnata, ma devo compensare con un testo importante. Peso molto le parole, è vero. Io ne ho una sola, di parola intendo.

Parlaci del team Advice music?

Collaboro con Advice Music da circa sei anni, posso considerarla la mia seconda famiglia. E' un lavoro di squadra capitanata da Alberto Boi, stima e professionalità alla base di tutto, è così che si vince.
Ruotano all'interno figure insostituibili, oltre ad Alberto Boi ci sono: Tato Grieco, l'Alan Parson italiano, programmatore tastiere e arrangiatore sempre alla ricerca di suoni e mondi differenti, tutti della vecchia guardia della Fonit Cetra. I miei autori preferiti Sergio Vinci e Dino Vollaro, un back vocalist eccellente e vero artista: Alberto Cimarrusti, Gabriele Paganoni batterista e per ultimo la figura geniale di un giovanissimo Marco Del Torchio, un attore e doppiatore, che si diletta nella regia di videoclip e fotografia. A tutti loro un grazie immenso.

Recentemente hai partecipato al Contest Musicale per la Musica d'Autore in ricordo di Patrizio Martucci, insieme a tanti tuoi colleghi, una bella esperienza?

Si bellissima. Sono stata invitata a questa manifestazione per il secondo anno consecutivo. Un bellissimo evento live che a mio parere tenderà a ingrandirsi. Regna l'amore di un padre (Francesco Martucci) e dell'amico organizzatore Leonardo Geri, nel creare in memoria del figlio Patrizio scomparso prematuramente e tragicamente agli albori del successo nella musica Italiana, un evento musicale ricco di passioni e collaborazioni. Hanno aderito artisti tra i quali Danilo Amerio, Vittorio de Scalzi, Alessandro Canino e Andrea Mingardi, otre a tutti gli altri presenti. Sono davvero onorata che si siano ricordati anche di me.

Progetti...

Questo nuovo singolo e molti altri. Un brano da spot, da film, tanti live e che altro? Un MIRACOLO!

Si ringrazia Sonia Mariotti e il suo ufficio stampa per la disponibilità del materiale fotografico

Copyright by William Molducci

Nessun commento:

Posta un commento