mercoledì 24 febbraio 2016

Intervista a Fabio Frizzi

Le colonne sonore cult del cinema italiano horror
di William Molducci

Fabio Frizzi è conosciuto in tutto il mondo grazie alla collaborazione con il regista Lucio Fulci, per il quale ha composto le colonne sonore di numerosi film divenuti oggetti di culto: “Zombi 2”, ”Paura nella città dei morti viventi”, “I 4 dell’apocalisse”, “L'aldilà”. Nel 2003 Quentin Tarantino ha inserito, nel suo “Kill Bill vol. 1”, un brano scritto da Frizzi (insieme al suo trio dell’epoca) per “Sette note in nero”. Nel 1974, il musicista bolognese debuttò nel mondo del cinema, scrivendo il commento sonoro di “Amore Libero – Free Love” di Pierludovico Pavoni, ma il grande successo arrivò grazie “Fantozzi”, il film diretto da Luciano Salce, del cui seguito compose le musiche con Franco Bixio e Vince Tempera, autori anche di “Febbre da cavallo” di Steno, e il sequel del 2002, di Carlo Vanzina. 



 
Nel 2013, Frizzi ha messo in scena “F2F - Frizzi To Fulci", un’orchestra formata da 8 elementi che propongono dal vivo le colonne sonore realizzate per i film horror di Lucio Fulci. La band ha ricevuto consensi in tutto il mondo registrando spesso il tutto esaurito, come per esempio alla Union Chapel di Londra, all’Egyptian Theatre di Los Angeles e al “The Chapel” di San Francisco. Del backstage del tour americano è stato realizzato anche un film disponibile su YouTube: “Frizzi 2 Fulci North American Tour 2015 - The movie”. Fabio Frizzi è fratello del conduttore televisivo Fabrizio Frizzi.

Frizzi e la sua band in concert


Frizzi 2 Fulci” ha debuttato alla Union Chapel di Londra, durante la notte di Halloween del 2013, com’è nato questo progetto?
Frizzi 2 Fulci” è uno spettacolo che ha avuto una gestazione lunga. Da oltre dieci anni avevo l’idea di dedicare a un vecchio amico, un regista che mi aveva insegnato moltissimo negli anni della mia gioventù compositiva, qualcosa che raccontasse la sua storia e ovviamente la nostra collaborazione. C’è voluta un po’ di determinazione e di perseveranza, il momento giusto è arrivato. Nel 2013, con una grande selezione, ho allestito il gruppo di lavoro, attingendo alla migliore generazione di musicisti romani. Durante l’estate abbiamo fatto due anteprime in Italia e poi la notte di Halloween 2013 eravamo a Londra, in uno spazio straordinario, la Union Chapel, dove abbiamo avuto un consenso oceanico, una delle emozioni più belle della mia vita professionale. Frizzi 2 Fulci è un concerto, molto trasversale. C’è chi lo identifica come uno spettacolo rock-prog, perché alcuni degli elementi creativi dell’epoca erano di questo sapore. In realtà passa da tinte completamente classiche a momenti decisamente pop e rock, grazie a otto musicisti sul palco, la F2F band, batteria, basso, due chitarre, due tastiere, una vocalist e il sottoscritto. A Londra e in alcuni altri casi un gruppo di archi, che amplificano enormemente le sensazioni classiche del repertorio. Dietro di noi, come fosse una scenografia, in alcuni momenti del concerto scorrono le immagini più importanti del film che stiamo raccontando. Una specie di cronistoria di quella che è stata la collaborazione con Fulci; il tutto inframmezzato da alcune delle mie colonne sonore più recenti, sempre però nell’ambito del fantasy horror. 

Fabio Frizzi fotografato da Floriana Ausili
 

Lei si è esibito all’’Egyptian Theatre di Los Angeles e al The Chapel di San Francisco, durante la recente tournée negli Stati Uniti, com’è stato accolto dal pubblico americano?
Dopo un 2013 in cui il progetto nasce e un 2014 in cui si sviluppa con altri momenti bellissimi, tra cui il Barbican di Londra e la scoperta del nord Europa, il 2015 è l’anno in cui abbiamo incontrato i nostri amici d’oltre oceano. Cinque date, tutte emozionanti e bellissime. Entrare da protagonisti all’Egyptian Theatre di Los Angeles, con un sold out praticamente immediato, il grande affetto del pubblico ci ha riempito di gioia, ci siamo sentiti assolutamente a casa. A San Francisco abbiamo suonato in un club con un nome adattissimo al nostro spettacolo, ”The Chapel” (si tratta di una vecchia cappella del secolo scorso) nello storico quartiere di Mission. Uno spazio in totale sintonia con il nostro racconto. Lontani dalle abitudini di tutti i giorni, eravamo nella patria di molti dei nostri riferimenti professionali, parlando sia di musica sia di cinema. Era una verifica, una specie di prova del nove, riuscita perfettamente. E’ andata molto bene anche ad Austin, Toronto (The Opera House) e Philadelphia. A San Francisco c’era un entusiasmo pazzesco nel pubblico, oltre ogni possibile immaginazione. Ed è stato l’unico concerto in cui i bis sono stati addirittura cinque… Se li meritavano tutti!

Fabio Frizzi in sala d'incisione


Lei ha lavorato con Luciano Salce, uno dei maestri del cinema italiano troppo spesso ignorato, com’è stato il vostro rapporto lavorativo?
Considerando il periodo in cui ho cominciato a lavorare, l’inizio degli anni ’70, ho avuto la grande fortuna di conoscere molti maestri del grande cinema italiano. Avere lavorato con Luciano Salce è uno dei ricordi che porto con me non solo con piacere ma anche con un pizzico di orgoglio. Con lui ci siamo conosciuti in occasione del primo “Fantozzi”. Poi ci fu “Il secondo tragico Fantozzi”, il commento in questo caso lo scrissi con il mio trio Bixio-Frizzi-Tempera. Infine “Vieni avanti cretino”, di nuovo come autore ‘solista’ della colonna sonora, un film icona interpretato da Lino Banfi. “Fantozzi” nasceva come outsider, Paolo Villaggio era un comico televisivo che riscuoteva un certo successo, gli fu data la possibilità di raccontare un altro dei suoi personaggi. La produzione mi coinvolse, facevo parte del vivaio di un’importante società di edizioni musicali: decisero di affidarmi il progetto. Salce era un regista piuttosto tranquillo, professionale e sereno in tutte le fasi della produzione, un uomo con le idee molto chiare. Era uno che portava la commedia, il teatro sul set e interagiva con gli attori con grande complicità, essendo anche lui un ottimo attore. C’è un piccolo aneddoto che ricordo sempre, un “siparietto” avvenuto durante le ultime fasi di lavorazione di “Fantozzi”. Stavo montando le musiche sulla scena, ci incontriamo vicino al bar dello stabilimento, lui mi chiede come procede il lavoro, io gli rispondo “Non ti preoccupare Luciano”. E lui: “E’ proprio quando mi dici non ti preoccupare che io mi preoccupo…”. Qualche volta uso questa battuta ancora oggi, ma cito sempre la fonte.

Frizzi 2 Fulci


Febbre da cavallo è un cult che periodicamente passa per televisione, un’altra colonna sonora dove appare la sua firma…
Febbre da cavallo” è stato l’incontro con un altro grande maestro della commedia all’italiana, il capostipite della famiglia Vanzina, Stefano Vanzina, in arte Steno. Una giovane produzione capitanata da Picchio Infascelli coinvolge me e il mio trio che è nato nel frattempo (Franco Bixio, Vince Tempera e il sottoscritto) e partiamo per questa esperienza. Ci divertimmo molto a farlo, si è trattato di film eccezionale con alcuni giovani talenti come Proietti e Montesano e tanti colossi della commedia all’italiana. Un vero onore condividere un prodotto con quel tipo di cast. Il film quando uscì nelle sale non andò benissimo, io ebbi la sensazione che non fosse stato capito. Quando poi, proprio grazie alle tv locali, qualche anno dopo cominciò una programmazione quasi isterica e il pubblico dei più giovani si appassionò, si affezionò e “Febbre da cavallo” divenne un film culto di una certa generazione, io e i miei due soci ne fummo piacevolmente sorpresi. E’ stata una delle colonne sonore che ha imperversato (e continua a imperversare) anche nelle suonerie dei telefonini. 
 
Fabio Frizzi gira il mondo con il suo "F2F"


Fabio Frizzi e Lucio Fulci, un binomio che ha prodotto Zombie 2, Paura nella città dei morti viventi, L’aldilà e altri cult. Dopo tanti anni si parla ancora di questi film e del commento sonoro…
La collaborazione con Lucio Fulci è effettivamente uno dei punti centrali della mia carriera. Fin dall’inizio Fulci ebbe un grande consenso internazionale, una popolarità decisamente superiore a quella avuta in patria, soprattutto in ambito fantasy horror. Il suo stile registico è stato non solo apprezzato ma anche preso come riferimento da tanti registi, giovani e meno giovani, in giro per il mondo. Il mito di Lucio è cresciuto costantemente. E in questa zona di culto sono entrate anche le colonne sonore che scandiscono la sua cinematografia. La collaborazione con Fulci è una delle più lunghe della mia vita di lavoro. Ci siamo incontrati con un western, “I quattro dell’Apocalisse” nel 1975, l’ultimo episodio è stato “Un gatto nel cervello” nel 1990. Quindici anni in cui la mia carriera di compositore cresce e si consolida, anche grazie alla scuola di questo fortissimo cineasta. Fare il compositore di colonne sonore, scrivere musica per l’immagine, è un lavoro complesso, artigianale, insidioso. Lucio ebbe il merito di guidarmi nella strada della maturazione, insegnandomi a infrangere i limiti di un certo manierismo, alla ricerca di una vera, libera, personalità creativa. 

Fabio Frizzi e i master di una sua incisione
 

Quali film di cui ha scritto la colonna sonora sono conosciuti negli Stati Uniti?
Proprio grazie a Fulci e a tutti gli altri registi con cui ho collaborato nel periodo del cinema di genere, negli Stati Uniti le mie musiche sono arrivate quasi subito e molte persone hanno iniziato ad apprezzarle. Con la diffusione della rete, negli ultimi 20 anni, mi sono reso conto che alcuni film sono quasi venerati e che una certa curiosità riguarda la mia carriera in generale. “Zombi 2”, “L’Aldilà” e “Paura” sono film di culto assoluto e tutti gli altri film che ho fatto con Fulci sono conosciuti e apprezzati, “Sette note in nero”, “Gatto nel cervello”, “Manhattan Baby”, come pure i film western. Come le produzioni cui ho partecipato con Lamberto Bava, Sergio Martino, Umberto Lenzi. In Usa e in Uk gli appassionati e i collezionisti sono informati e preparati. 
 
Frizzi in Pop Art (da una foto di Floriana Ausili)


Mistero, paura e horror creano emozioni che la musica può rappresentare nel modo migliore?
Certamente la colonna musicale di un film ha un ruolo importantissimo per il racconto, come complice degli attori, della storia, della crescita emozionale che coinvolge lo spettatore. Quando si parla di mistero e paura la musica può essere un elemento ancora più importante. Qualcuno ha sottolineato come, nelle produzioni che ho condiviso con Fulci, ci sia una sorta di identificazione della musica con il film. Un’analisi che mi onora e mi lusinga.


Lei, che ha lavorato con tutti i registi amati da Quentin Tarantino, cosa hai provato quando il suo brano (sette note in nero) è stato inserito nella colonna sonora di Kill Bill vol. 1?
Quentin Tarantino è una di quelle persone che hanno raccolto quest’aria di leggenda che aleggiava da tempo intorno alla figura di Fulci e degli altri registi di genere e l’ha in un certo senso ufficializzata e codificata. Fra l’altro in un’epoca difficile, come quella odierna, anche per il cinema americano, avere come riferimento registi dagli ottimi risultati ottenuti con budget molto contenuti, può essere un esempio utile. Quando ho saputo che Tarantino aveva chiesto di utilizzare il tema del carillon di “Sette note in nero” che avevo firmato con il mio trio parecchi anni prima, la gioia è stata forte. Anche l’utilizzo che è stato fatto sulla scena di “Kill Bill” del nostro tema ci ha lasciato senza parole, come dire l’uso perfetto delle materie prime. E poi dopo quell’esperienza il progetto “Frizzi 2 Fulci” mi è sembrato ancora più giusto e possibile. 
 
La locandina di "L'aldilà" di Lucio Fulci


Musicalmente parlando, oltre all’amore per Crosby, Still, Nash & Young, Simon & Garfunkel, cosa la lega agli Stati Uniti?
Sono nato nel 1951, da lì al giorno in cui ho formato la prima band, il 1965, ho ascoltato di tutto, con la complicità di una famiglia innamorata della musica. Mia zia conosceva molto dello swing americano, Sinatra, Perry Como, Dean Martin erano i benvenuti a casa Frizzi, insieme ai Platters, il giovane Elvis e tanti altri. Poi è arrivata la passione per Country, Soul, Rock e tutto il resto. Qualche nome? Beach Boys, Bob Dylan, Doors, Pete Seeger, Joan Baez, James Taylor, Chicago, Toto… Era un’epoca meravigliosa in cui era possibile seguire tutta la musica che era prodotta. E le influenze erano forti e inevitabili.


Backstage “Frizzi 2 Fulci North American Tour 2015 - The movie” 



Copyright by William Molducci

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