mercoledì 2 novembre 2016

Mico Argirò – La musica dell'arte

di William Molducci

S'intitola “Vorrei che morissi d’arte”, il nuovo album di Mico Argirò, una visione personale della contemporaneità tra sentimenti puri, scampoli di vita reale, scacchisti e potenti, attese struggenti e contaminazioni musicali.
Il disco è un viaggio nel cantautorato e nel folklore italiano, con sorprese e assoli pronti ad interrompere melodie e situazioni. Mico Argirò subisce l’influenza di De André, De Gregori, Capossela, senza nascondere lo sguardo verso Sting, Beatles, Yann Tiersen e Pink Floyd.

 
Il brano che dà il titolo all’album è un’apparente contraddizione di parole, un gioco a base di pop-rock, una provocazione espressiva un po’ sopra le righe, volutamente in contrasto con la gradevole voce di Mico e la verve dei suoi musicisti.

Da questo caos di riferimenti e armonie nasce “Figlio di nessuno”, un personaggio che suona la tromba vagando per le vie della città, senza chiedere nulla in cambio. Gli strumenti interagiscono con i rumori del quotidiano, tra un caffè al bar e il traffico della città. Nel finale la tromba accenna a qualche nota di “'O surdato 'nnammurato”.

Foto di gruppo durante le riprese del videoclip "Il polacco" (Mico Argirò al centro con la chitarra in mano)

L’amore tra due ragazzi è il tema di “Saltare”, brano dolce e assoluto, come è giusto che sia questo sentimento. “Chissà se tornerà?”, una delle migliori melodie del disco, racconta un altro aspetto dell’amore, la storia di un anziano in attesa di chi non potrà venire più. Intorno a lui la vita continua, i rumori della strada e la fisarmonica chiudono malinconicamente la giornata.
Il polacco” è un uomo senza catene e senza meta, probabilmente passato almeno una volta accanto ad ognuno di noi. Il sound miscela gli ottoni dell’est europeo a sonorità latine e percussioni a base di cajon.

Mico Argirò


Lo scacchista” calcola ogni passo della sua vita, ricollegandosi a “Vorrei che morissi d’arte”, il brano iniziale, rivelando chi sia il destinatario del minaccioso augurio.
Money”, a tempo di reggae, abbina soldi e potenti alle tempeste metaforiche. L’omonimo brano dei Pink Floyd è un punto di riferimento importante del progetto, al punto da creare un conflitto stilistico. 
 
Il disco di Mico Argirò è un laboratorio di caotica creatività, una sfida in cui esperimenti e sfumature si attirano e qualche volta si respingono. Stili e linguaggi ci regalano il ritratto di un autore a cui non mancano idee, coraggio e personalità. Le canzoni incuriosiscono e, come sirene, inevitabilmente catturano l’attenzione. Sopra a tutte: “Chissà se tornerà?” “Figlio di nessuno”, “Saltare”.



Una domanda a Mico Argirò

Come è nata l’idea di scrivere una tua “Money”?

Money” è il pezzo centrale del disco, così come lo è l'economia nel nostro secolo. Il punto di vista è quello di un potente col “destino del mondo sul mignolo”, chiuso in una stanza con droga e amore mercenario, “mentre fuori infuria una tempesta”. Musicalmente la fusione con il brano dei Pink Floyd c'entra non soltanto tematicamente ma anche concettualmente. Inoltre, il gruppo inglese è stato tra i primi a inserire i suoni della vita reale nelle canzoni, elemento costantemente presente nei miei nuovi brani. La musica d'autore è spesso un genere chiuso su se stesso, a me piace aprirmi, sperimentare, mischiare.


Video Ufficiale: “Il polacco”




Copyright by William Molducci

Nessun commento:

Posta un commento